UN PROGETTO UNICO AL MONDO

Trentasei anni fa – nel marzo 1985 – parte del Palazzo del “Buon Pastore” di Via della Lungara a Roma era consegnato dall’Assessora Franca Prisco al Centro Femminista Separatista, l’associazione dei dieci gruppi femministi della Casa della donna di Via del Governo Vecchio che aveva condotto la trattativa per una nuova sede con il Comune di Roma.
Inizia un percorso – che contempla l’occupazione nel 1987 dell’ala del ‘600 e una seconda trattativa durata 14 anni – per trasformare il vecchio Reclusorio, piuttosto malconcio, in cui avevano vissuto donne e bambine prive di diritti, in un luogo restaurato e agiato, in cui incontrarsi, elaborare e far convivere le molte idee che le donne hanno di sé e del proprio futuro. Un centro cittadino, nazionale e internazionale di accoglienza, e di promozione dei diritti, della cultura, delle politiche, dei “saperi” e delle esperienze prodotti dalle e per le donne.
Dal 2001, data della consegna delle chiavi a trattativa conclusa, la Casa ha condiviso le onde alte del movimento delle donne (ricordiamo Usciamo dal silenzio, Se non ora quando, Io decido, Non una dimeno, Lo sciopero delle donne, One Billion Raising, Women on March) e le grandi manifestazione nazionali contro la violenza e per l’autodeterminazione. La partecipazione alle Reti, al dibattito sui temi in agenda, alle promozioni e al sostegno, ha costituito un formidabile effetto moltiplicatore di relazioni e visibilità: un laboratorio in cui si sono aggiornati i contenuti del progetto, ampliati gli scambi fra le varie anime del femminismo contemporaneo e conservata e resa disponibile la storia del femminismo del secolo scorso che ha cambiato profondamente gli assunti di base dell’identità di tutte/i.
La Casa ha proposto un calendario fittissimo di eventi, impossibile da riassumere: L’estate romana La casa (S)piazza, la Rassegna di cinema lo sono mia, La notte bianca alla Casa e le quattro Fiere dell’Editoria delle donne, convegni, seminari, gruppi di lettura e rilettura, mostre di artiste o documentarie, presentazioni di libri, dibattiti e incontri sui temi caldi della politica delle donne, proposte dalle Associazioni o da Enti e Istituzioni in relazione con la Casa. E, grazie ai servizi che offre, ha anche accolto e ascoltato le istanze di tante donne in difficoltà. Viviamo un oggettivo peggioramento delle condizioni di vita delle donne: la scarsa remunerazione, la frammentazione, la discontinuità, la non visibilità del lavoro femminile; i carichi di cura e manutenzione; la violenza inarrestabile; l’erosione degli spazi e dei tempi; la vulnerabilità delle donne immigrate; il danneggiamento della vita quotidiana provocato dal degrado di una città che sembra gestita sull’improvvisazione e senza continuità istituzionale.

Oggi la Casa e un’eredità che vorremmo conservare e trasmettere alla nuova generazione multietnica delle millennials, impegnate in una società segnata dalla globalizzazione e dal razzismo, dalla tecnologia e dalla crisi economica, ma che, grazie a luoghi come la Casa Internazionale delle Donne e alle persone che la “abitano”, arrivano a sentirsi più libere di progettare il futuro in una dimensione pubblica e politica.

L’album racconta per immagini il luogo, gli eventi e le protagoniste di questi vent’anni.

PER SAPERNE DI PIÙ

Non salterà il mondo se l’uomo non avrà più l’equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione

CARLA LONZI

Nessuna donna che non controlla il proprio corpo può definirsi libera

MARGARET SANGER

Abbiamo guardato alla nostra vita come al minuscolo terminale di un arazzo immenso i cui confini si perdono nel tempo e del quale, ogni tanto, perdiamo il disegno

ROSSANA ROSSANDA